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giovedì 26 febbraio 2015

Ulteriori osservazioni americane

Mi cospargo il capo di cenere per la prolungata assenza, ma la bibliografia della tesi (15 libri e svariati articoli), mi ha tenuto incatenata alla biblioteca, senza contare i miei doveri di cultural liason e la vita sociale.
Si, esiste una vita sociale anche in posti sepolti dalla neve, come ho scoperto con piacevole meraviglia. Nelle ultime tre settimane sono stata a teatro, a un concerto, a una mostra, al già nominato baby shower, un cineforum, al cinema, a una cena marocchina-francese, un paio di appuntamenti, due serate televisive per vedere Super Bowl & Notte degli Oscar, almeno due volte a settimana in palestra & ho organizzato una cena italiana per i miei compagni di casa.
Una cosa adoro dell'america: in Italia sarò anche una cuoca mediocre, ma qui posso tirarmela come Carlo Cracco, solo per il fatto che so che la pasta è un primo piatto e non un umidiccio, appiccicaticcio contorno. Al duro prezzo di una bruciatura e di un paio di polpastrelli affettati, sono riuscita a mettere in tavola pasta al sughetto di melanzane e pomodori più mozzarella filante, zucchine e melanzane grigliate condite con aceto balsamico e una focaccia. Focaccia che se Madre l'avesse assaggiata mi avrebbe prontamente diseredato, ma che ha rapito i cuori e gli stomaci della gente che mi circonda, al punto che il dipartimento di italiano e la mia classe preferita mi hanno fatto richiesta formale  per farla almeno un'altra volta, per favore te ne preghiamo. Masterchef America, arrivo. 

Gli Americani sono un popolo che non riesco a decifrare. Come certamente tutte le nazionalità al mondo non si può generalizzare, lungi da me, ma abbondano di contraddizioni che fanno quasi rabbia.

America Land of the Free , col cavolo, il politically correct imbriglia quasi nella censura. 
L'American Dream è un'altra grande illusione. Col duro lavoro e l'intraprendeza realizzi il tuo sogno e ti elevi. Eppure spesso il duro lavoro e l'intraprendenza non bastano, e le barriere sono spesso economiche. Perché se la borsa di studio che speravi di vincere non va a te, e se in casa ci sono altri fratelli o sorelle, se non riesci a rientrare nei requisiti per avere un prestito che ti accollerai per tutta la vita, ecco che l'istruzione al college diventa qualcosa di veramente difficile. Però borse di studio a pioggia a noci che hanno l'unico merito di saper giocare a football o di eccellere in uno sport. Ma supponiamo che i tuoi genitori possano permettersi di mandarti al college o che si ottenga un prestito. Supponiamo che ci sia un problema non diagnosticato in precedenza, una dislessia, una sindrome da deficit dell'attenzione, e che questo problema emerga al college (si, esistono casi di questo tipo). Per aver accesso agli aiuti accademici c'è bisogno di una diagnosi. La prima visita, quella conoscitiva, attenzione, non quella per la diagnosi, costa intorno ai 1000$. E perché sia coperta bisogna avere un'assicurazione sanitaria dannatamente buona. OPS.

L'american dream non è alla portata di tutti.

Gli Stati Uniti sono un posto che mi attrae e mi repelle, non so come spiegarlo. 
Mi repelle perché ci sono troppe contraddizioni che portano a ingiustizie. 
Mi attrae per l'estrema libertà in altri ambiti. 
Oltre per il fato che qui sono considerata molto attraente e esotica, nonché raffinata. Che diciamocelo, non fa mai male.

Vostra e sciagattante,
Platypus

martedì 10 febbraio 2015

Aggiornamenti rapidi e disavventure

La prima settimana è passata. Sono sopravvissuta e sono entrata negli ingranaggi. Ho capito più o meno il mio posto qui. Gli shock culturali sono ancora tanti e vari, ovviamente.

l'inglese, per esempio. Mi sono sempre vantata del mio inglese, considerando che è dai 5 anni che lo studio. Piccolo limite: ho difficoltà a capire gli accenti americani. datemi un accento scozzese, gallese e saprò come organizzarmi. Ma gli accenti americani erano una cosa che trovavo incomprensibile.

Parlando col capo dipartimento:
-So, you have a sister.
-Yeah, she studies far from home too.
-Do your parents live alone, then?
-No, my grandmother lives with them.
- [qualcosa che non distinguo] as a pet?
-More like a third daugther.
-...
-...
- I was asking if they have a pet, not if they keep your granny as a pet.

Grasse risate, divento viola dall'imbarazzo e volemose bene.

Dopo una settimana con gli accenti va meglio. Ho evitato altre figure imbarazzanti e barbine almeno. Stanotte, per esempio ho sognato in inglese. Che, Carla docet, è un problema. Ridatemi i miei sogni in italiano. Già ogni tanto mi scopro a pensare in inglese e penso sia abbastanza. Forse troppo.

Nella scosa settimana sono stata ace a un baby shower. Tradizione tipicamente americana, festeggiata da un dipartimento di lingue, organizzata da un TA tedesco, per un professore tedesco la cui moglie tedesca e molto incinta è molto in Germania. Uno strano ibrido di festa. 
Per fortuna c'erano le segretarie del dipartimento, tutte signore dalla cinquantina in su, che mi chiamavano darling e mi riempivano di complimenti.
A quanto ho scoperto, ai baby shower si fanno dei giochi, in una maniera fortemente ritualizzata. Uno è assaggiare un omogenizzato e indovinarne il gusto. il mio sapeva di mela e sogni infranti, ma è probabile che la mia attuale visione della maternità possa aver influenzato le mie papille gustative. Cinismo a parte era veramente disgustoso, quindi se mai mi verrà in mente la balzana idea di riprodurmi, la tata darà loro solo omogenizzati preparati in casa. Si, nel mulino che vorrei c'è una tata svizzera, o inglese. Comunque...
Un altro gioco è stato "Indovina gli oggetti misteriosi", ovvero, mano in una busta, indovinare dal tatto di che oggetti si trattasse. Anche qui, sono stata molto orgogliosa di aver riconosciuto prontamente l'aspiratore di caccole nasali. 
Insomma, agli americani, davanti al grande mistero della maternità, piace indovinare le cose.

Sono stata a un Wal Mart, ma essendoci andata in orari normali, non ho avuto quelle vibrazioni alla Honey Boo Boo in cui avevo sperato, ma ho deciso che l'esperimento verrà ripetuto.

Non verrà ripetuta, invece, la prima gloriosa caduta sedere su ghiaccio che ho vinto stamattina. No, non mi sono fatta male, indosso troppi strati e, grazie al cielo, non mi ha visto nessuno. 

Il ghiaccio mi odia.

Vostra e scivolettante,

Platypus


martedì 3 febbraio 2015

U.S.A, day 1

Il viaggio è andato bene. Ho vinto l'upgrade del posto, riuscendo a viaggiare con le gambe stese e nessumo sul sedile accanto al mio. Misantropia portami via, ma c'era veramemte una fauna improponibile. Carrellata degli italiani: una coppia chiaramemte uscita da trainspotting, Tor bella monaca edition, due coppiette che portavano alto il vessillo dei burini e la coppia dietro di me che entrare nel Mile High Club. Gli americani: o obesi o guidos e guidettes, chiaramente scartati da Jersey Shore perchè erano troppo. Ma troppo. Un viaggio iniziato con una carrellata di stereotipi, lo so, ma io mi limito a fotografare ciò che vedo. Anche se noioso (aereo degli anni '80, senza schermi indipendenti), il viaggio ha avuto un che di magico. Tralasciando il fatto che ci hanno fatto mangiare tanto ( e quando invece di un succo ho chiesto l'acqua, l'hostess mi ha guardato male, ma male veramente). No, a un certo punto, da qualche parte sull'Atlantico, sotto di noi una distesa omogenea di nuvole bianco latte. E poi volare per ore inseguendo il sole, che alla lunga può fare impazzire. A Philadelphia poi, controllo passaporti. Ti schedano letteralmente: foto e impronte digitali. E quando penso sia andato tutto liscio, questo tipo con i baffoni mette i miei documenti in una cartellina rossa e mi indica un ufficio. "Are there any problems?" chiedo alla poliziotta che mi indirizza. "Don't know sweetheart, didn't wake up feeling a medium today". Entro nell'ufficio,  un poliziotto Enorme prende in consegna i miei documenti e mi dice, gelido "Take a seat and wait". L'ufficio è diviso in due parti: da un lato il bancone dove danno le domande e dall'altro una stanza con un tavolone per la perquisizione dei bagagli. su questo lato si affacciano dei cubicoli che, evidentemente si usano per le perquisizioni total body. Mi immagino una scena alla Orange is the new black e mi ricordo che devo fare la cacca. Se durante il cough and squat evacuassi sulla faccia dell'agente, verrebbe considerato assalto a un ufficiale federale? I miei intdrrogativi rimangono senza risposta, mi chiamano al bancone. Vogliono sapere chi paghera i miei contiin questi 3 mesi. Sono perplessi quando rispondo "i miei genitori". Qui non sono abituati al parassitismo dei figli oltre il 18esimo anno di età. Mi lasciano andare. Superati i controlli arrivo al gate. Fast food ovunque (in Italia agli aeroporti abbiamo 800 negozi di abbigliamento e simili,  qui in attesa dell'aereo di abbuffano). Una puzza mista di fritto, grasso e stantio che mi prende alla bocca dello stomaco. Mi accascio al gate per Baltimora e osservo. C'è un nutritissimo gruppo di persone con magliette bianche dipinte a mano.un range di tutte le età,  principalmente donne. "Team mission 2015" e nel caso non si fosse capito, croci ovunque. Vorrei chiedere cosa sia questa mission, ma una maglietta di una signora mi dissuade: "Don't bother me, I 'm on a mission". Sull'aereo per Baltimora svengo dal sonno.
Arrivata lì, c'è l'autista del college ad aspettarmi. Gli manifesto la mia meraviglia per la gente vestita solo con T-shirt nel freddo e lui mi risponde, cito testualmente, "Those are damn ol' yankees.". In macchjna alla radio musica con accordi di banjo. Mi verrà confermato poi che il tipo in questione è uno dei redneck che abitano vicino al college. Il pensiero vola a Honey Boo Boo. In macchina mi accascio dal sonno.   Due ore dopo, la casa è esattamente come me la aspettavo, la mia stanza pure. Una libreria convertita in camera da letto, scaffali ovunque. Il dipartimento di italiano mi ha lasciato dei regali:cookies alla mela caramellata, un enorme cestino di frutta e un libro che mi serve per la tesi.   Prima sigaretta sul suolo americano sul portico. Dalla casa accanto i rumori di una festa.  è la casa di una confraternita. Passa un ragazzo in t-shirt e mi chiede da accendere. Guarda la sigaretta rollata e mi chiede: "Is that pot? Wanna try americaN pot?". Mi parla della sua raGazza italiana e mi chiede se ho voglia di andare alla festa della confraternita.  declino graziosamente a causa del jet lag. Il mio corpo reclama sonno. E io non sono nessuno per negarglielo.
Il mattino dopo mi sveglio alle sei. Mi obbligo a rimanere a letto fino alle otto. Poi, scolandomi una caffettiera, inizia la mia giornata.   Faccio un giro esplorativo. Mi sembra di essere finita in una puntata invernale di The Gilmore Girls. Tutto mi sembra bellissimo.  Fino a quando non realizzo che gli scoiattoli sono più grossi di me e che in un'ipotetica catena alimemtare sono fottuta.
Faccio conoscenza anche con i miei compagni di casa. Tutti nerd della guerra civile. Abbiamo anche un cartonato di Lincoln nel salotto. God bless America.
Sul tardi faccio conoscenza con le altre TA, che hanno organizzato un Super Bowl-Welcome party. Ci sarà la mia docente di riferimemto, gli altri lettori e come unica rappresentante degli americani, la responsabile della casa dove vivo. Pranzo alla mensa e mi commuovo davanti al salad bar. Dimagrire è possibile. O almeno non ingrassare.
Passo il pomeriggio nel salotto a fare conoscenza. Qui sono tutti fan di Game of Thrones e di Wes Anderson. Mi troverò bene.   Cosa che ho notato:gli americani e non, AMANO  i tostitos. Che sono delle specie di nachos ma con del marketing assurdo dietro. Sono fatti a forma di coppetta e sono venduti con le salse. Letteralmente, riempi la cialda di salsa. Il mio contacalorie è over the charts.
Super Bowl party. Non capisco nulla della partita, sostanzialmente omaccioni che si fanno più o meno male saltandosi addosso.   Il super bowl si guarda per le pubblicità e per lo show tra i due tempi. Citando il Guardian " Chiunque abbia visto madonna entrare in uno stadio trasportata da centurioni romani, sa che il Super Bowl non è un posto per la sobrietà.  Ma l'entrata di Katy Perry {a cavallo della statua di un leone] ridefinisce comunque il concetto di sobrietà. " Vincono i Patriots e alla premiazione ci sono un sacco di ringraziamenti al Signore, il giocatore che ha segnato il touchdown definitivodice che è commosso perchè sua zia lo aveva sognaTo .  Mi hanno fatto assaggiare la famigerta pizza Hawaiiana, ananas e prosciutto per intendersi.  Lo ammetterò, mi è piaciuta. Non è pizza ma ha un sapore interessante.
Tornando a casa, nella neve, Sara mi chiede se vengo da una zona rurale o urbana. Come faccio a spiegare a questa ragazza cresciuta in una dairy farm in Pennsylvania come funziona l'Italia? Compromesso: le dico che vengo da una zona urbana con mentalità rurale. Capisce cosa voglio dire.  
Di questo primo giorno ho varie impressioni.  La più importante è che grazie a Internet non sono completamemte spaesata. Tra me e questi ragazzi di tutto il mondo ci sono pochi gradi di separazione. Certo, non capisco proprio tutti i riferimenti,  ma c'è una buona intesa. Trent'anni fa sarei stata in un angolo, spaventata dal non capirci un cavolo. La seconda impressione è che qui tutti odiano le confraternite. Il collegio è quasi una confraternita,  quindi meglio tenere la bocca chiusa a tale riguardo. E poi l'ultima domanda: il posto dei teacher assistent qui, qual'è? Abbiamo l'età degli studenti, i loro vantaggi,  ma la responsabilità e il ruolodi insegnanti. Quali sono i limiti? Non è ben chiaro, specialmente nel mio caso. Gli altri TA vivono in case a loro dedicate, io vivo con studenti. Loro sono qui per un periodo di tempo più lungo, io solo per tre mesi. Però il primo giorno è andato bene.

Stay tuned, per le nove avventure di Platypus
Vostra e sciagattante sempre.

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