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venerdì 30 gennaio 2015

Prima di partire per un lungo viaggio - Tomorrow

Salutare le persone importanti per me. Fatto.
Chiudere le valigie. Fatto.
Telefonare ai nonni. Fatto.
Offrire un giro di alcolici agli amici. Fatto.
Controllare in maniera ossessiva di aver preso lo spazzolino. Fatto.
Stampare i biglietti. Fatto.
Fare stringere gli occhiali. Fatto.
Abbracciare in maniera lacrimosissima G. e C. . Fatto.
Lasciare l'armadio in ordine. L'ordine è una cosa relativa, quindi fatto.
Mangiare un'ultima pizza in maniera voluttuosa. Fatto.
Preparami psicologicamente a 10 ore chiusa in una scatola in volo che non ho idea di come faccia a stare su. Fatto.


Vostra e sciagattante,

Platypus

martedì 27 gennaio 2015

-3

Manca troppo poco alla partenza. Il panico delle valigie sale e io non riesco a fare di meglio che binge watch Twin Peaks e fare delle maratone dei film di Harry Potter. O rileggermi i libri ai quali sono affezionata. o persino qualche libro della mia infanzia, e dio salvi il Web, perché è tutto così facilmente reperibile. 

Il fatto è che quando sto per uscire dalla mia comfort zone, ecco, subito prima di fare il passo, sento il bisogno di prendere così la rincorsa, aggrappandomi per un po' a cosa molto familiari, che mi fanno sentire al sicuro. E poi il tuffo. 

Tutti i miei amici mi raccomandano una cosa sola: lascia i tuoi problemi da questo lato dell'oceano Atlantico. Tanto quando tornerai loro saranno qui, mi dicono, anzi, magari la distanza li mette in prospettiva e non saranno più così spaventosi.
Spero vivamente di non averli messi in valigia per sbaglio. 

Mia madre continua a ripetermi, Miraccomandotesoro, di non fare cavolate. Le ho deto di non preoccuparsi e che le manderò le foto del matrimonio con Abe, mormone già sposato con due graziose ragazze che saranno le mie mogli sorelle. E lei mi ha fulminato [si, madre sa fulminare la gente anche attraverso la cornetta].

Amiche, sorella e cuginetta hanno già fatto richiesta di reggiseni di Victoria Secret in quantità. Padre mi ha chiesto di avere un po' di amore di economia domestica e di dimenticarmene. Immagino già di dovermene mettere uno sopra l'altro perché al rientro non staranno in valigia.

Le nonne mi hanno caricato di santini e medagliette della Madona. Qualche passo tecnologico più avanti e mi avrebbero trovato su Google maps la chiesa cattolica più vicina a me. 

Madre e Zia mi hanno regalato un pigiamone in felpa e mutande antisesso coordinate, giusto per stare calde, tranquille e illibate.

Con G. sono già state programmate le chiamate su Skype per il lavoro, in orari che sono da definire e che vedo già estremamente paurosi. 

Tutti si aspettano che io mi diverta. E che ingrassi.

Ma io cosa mi aspetto da questo viaggio?

Lo scoprirò lì man mano, credo.

[Una cosa spero succeda prima di partire, una di quelle scene alla Love Actually in cui IlLui si rende conto che me ne sto andando e che gli mancherò e che prova qualcosa per me e corsa all'aeroporto, o mi accontento anche di un'improvvisata a casa qualche giorno prima. E quindi sono giorni che mi addormento ogni sera vagamente delusa, sperando un "forse domani" e poi non succede. Perché non succede mai e non succederà, perché siamo solo amici e lui è stato molto chiaro e molto corretto. Però c'è Romantica Platypus che continua a blaterale e se continua si troverà soffocata da un cuscino. Quindi ecco, un'altra cosa che spero succeda e che con un oceano di mezzo mi passi questa cosa, che ormai dura da 2 anni. Che sono troppi, specialmente se tutto è successo solo nella mia testa. Quindi, IlLui, ti prego, rimani da questa parte dell'Atlantico, perché dove sto andando ci sono tanti aitanti giocatori di football.]

Vostra e sciagattante,

Platypus 

martedì 20 gennaio 2015

Gente che non si regola-Platypus spara giudizi

Nella mia vita faccio tante cose random. Tipo scaricarmi Tinder. 
Al'inizio ero abbastanza seria eh (non so se ricordate lui), poi dopo che una volta il cellulare è finito in mano a un mio amico, la cosa è degenerata in caciara. Tipo che mi sono trovata con match improponibili e una conversazione in cui avrei proposto al tipo di aiutarmi a fare dei figli, causa orologio biologico. Da quel momento ho imparato due cose, mai lasciare il cellulare incustodito e mai prendersi troppo sul serio con queste cose. Oddio, avrei dovuto capirlo dal tipo recuperato ai piedi del raccordo con i calzettoni di spugna. Ma non divaghiamo.

Da quando Tinder è diventato un giocattolo me la tajo, me la tajo troppo. Anche perché per una qualche strana congiunzione astrale ho cominciato a collezionare casi più o meno umani. Ovviamente tutti stranieri. ovviamente tutti screen shottati, perché altrimenti la gente non ci crede. Ad alcuni ho anche risposto, felice come una Pasqua di poter fare l'acida.
Lui, per esempio, vince il premio simpatia e approccio classico. Un evergreen di quelli che credevo esistessero solo nelle battute scadenti, invece, eccolo qua, in tutto il suo radioso splendore. 


Nella mia collezione anche questo immancabile mama-boy, che, core de mamma, immagina che in Italia tanto ai mammoni ci siamo abituate. Anche in questo caso ringrazio il dottore, rifiuto l'offerta e vado avanti.

Il migliore però è un altro, tale Steph. Comincio a sentirmi con il caro ragazzo alla vigilia della grande tempesta su Roma. Charming, inglese e affascinante, a qualche ora dall'appuntamento mi rivela che non verrà, perché si è ricordato di un piccolo indifferente particolare: ha la ragazza e si sente in colpa. Io facci la persona matura e mi tengo tutti i complimenti, tutti i gorgeous con i quali mi aveva ricoperta.
Alla fine, però, tutti rientrano all'ovile. Il tipo si fa sentire l'altro giorno. Come stai, come non stai, dammi un risultato per la partita, mi gioco il risultato se vinco ti porto fuori a prendere un aperitivo, si, la mia ragazza l'ho mollata. 
Qui mi è scattata la paranoia: e se fosse uno scherzo? E se fosse un fake? Grazie al cielo Google lo sa, Google te lo può dire tramite la ricerca inversa delle immagini. 
Il risultato più simile a quello che stai cercando è... Proudbator. Per gli appassionati del genere (sic) , il ragazzo registra video dove pratica l'onanismo. La foto che Steph aveva come immagine del profilo era tagliata, per non mostrare argomenti che non avrebbero stonato in una falloforia.




 Prego, ammirate l'intrinseca tristezza del  "but we look very similar". 

La gente è strana e sta male, ma molto male.

Ha ragione Jessie Gallan:



Vostra e sciagattante,

Platypus


lunedì 19 gennaio 2015

Do you get me?

Come tutto il resto della popolazione mondiale, mi piace di essere in qualche modo speciale. Tutto regolare. La differenza è che non mi sono fissata con il favoloso mondo di Amèlie, nonostante condivida con lei la piacevolissima sensazione dell'affondare la mano tra le lenticchie o mi faccia spesso domande non sense.
Ma sto divagando...
Allora, mi piace pensare di essere speciale e non come tutti gli altri, dicevamo. Questa pretesa del voler essere speciali ha una componente abbastanza adolescenziale, del genere "non mi capisci, nessuno mi capisce", insomma, si è capito il tipo.
In realtà la gente mi capisce, perché basta un po' di psicologia spicciola, la stessa che serve per scrivere gli oroscopi, leggere i tarocchi e dare i consigli nelle colonne della posta del cuore di Natalia Aspesi. Muniti di tale enorme saggezza basta poco, la gente mi dice ciò che voglio sentirmi dire, mi rassicura. Ma quello che voglio sentirmi dire è veramente ciò che ho bisogno di sentirmi dire?

Eppure il dubbio mi rimane... do you get me?

Una volta qualcuno mi ha capito e mi ha fotografato, mentalmente. 

"Mi sembri un quadro di Hopper.".
"Chi?"
"Il pittore che dipingeva ritratti di gente, sai, forti contrasti di luci ed ombre."
"Esempio?"
"I nottambuli".
"E in che modo te lo ricorderei?"
"Seduta sul gradino, sola mentre fumi, l'ombra del balcone che divide nettamente il sole e l'ombra. >Sembri proprio un quadro di Hopper".

Poi li ho visti i quadri di Hopper. Tutti i soggetti sono soli, anche in compagnia, nel viso hanno una stanchezza che non è derivata dalle cose che stanno facendo. Sono... stanchi. E soli. E pensano. Melanconici, tra la luce e il buio.

"Poi l'ho visto qualche quadro di Hopper".
"Piaciuti?"
"Si, ma i soggetti sembrano... tristi. Insoddisfatti, ma sembra non facciano nulla per cambiare".
"Si."
"Ma io sono così?"
"Pensi troppo. Pensi troppo a quello che ti potrebbe fare felice e che non hai. Non pensi alle piccole cose che ti possono rendere felice nel corso della giornata".
"Tipo?"
"Tipo le piccole cose belle. trovare un centesimo per strada, vedere un quadro in una scena di quotidianità. Non pensare ai piccoli ostacoli brutti. Essere contenta di quello che hai."
"Ma io voglio di più"
"..."

E vivo ancora con il dubbio lancinante: ero stata capita, o mi aveva detto quello che volevo sentirmi dire?

mercoledì 14 gennaio 2015

Ritorni

Prima di Natale mi ero ripromessa di riprendere a scrivere durante le vacanze. Organizzare le mie idee a casa, un tè caldo a fianco del computer, mia nonna a guardare Magalli in Tv, Sorella che ripete nella stanza accanto, madre che cucina e Padre in poltrona a leggere il giornale. Volevo fare un po' di ordine, farmi due conti, su chi sono, dove sto andando e se andandoci potrei perdere un chilo o due.  Me le ero immaginate così queste vacanze a casa, serene, tranquille. 

Ovviamente la vita non rispetta mai i tuoi programmi. Mi stavo giusto riprendendo dai dolori della giovane platypus, quando sono stata investita da un guaio di quelli veri. Che non è capitato a me, ma a una persona a me più che cara.

[Nella mia vita sono stata male. Ho sofferto, mi sono fatta i miei bei piantini, ma la maggior parte delle cose che mi facevano star male derivavano da un indugiare quasi morboso sul come sarebbe potuta andare peggio se. Una vita di pessimismo la paghi quando il peggio accade. Si è trattato di un dolore che non credevo avrei mai potuto sopportare o provare. Uno di quelli che ti schiaccia il petto da dentro, tutto su un lato. E quando credi di stare per cedere, di non farcela, senti già le ossa che scricchiolano, ecco che si ferma. E rimane lì, fino a quando ti ci adatti attorno, quasi te ne dimentichi, ma basta pochissimo e lo ritrovi lì.]

Ma always look on the bright side of life, ed ecco che riscopro la potenza della mia famiglia, il sostegno delle amiche e la tostaggine della personcina coinvolta, che potrebbe dare tante lezioni a tutti. E lo fa.

Anche se non ho messo ordine, se non ho avuto il tempo di pensare, ho dovuto trovare il tempo di studiare. E di finire gli esami oggi. 
L'ultimo esame delle magistrale. L'ultimo esame della mia carriera universitaria.

Credevo mi sarei sentita più leggera, diversa, ma nisba. Ho ritenuto più soddisfacente aver recuperato la visione di tutte le puntate di Masterchef che mi mancavano in un pomeriggio. O il coraggio di rimettermi i jeans dopo aver abbandonato il pigiama.

Adesso voglio rimettermi a scrivere su questo blog. Ho guadagnato tempo e poi mi aspetta un'avventura.

Tra 15 giorni Platypus sbarca in America, per 3 mesi. 

Una cosa che documentata.

Vostra e sciagattante,

Platypus
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