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domenica 29 giugno 2014

Fine del time out

- La verità, tutta a verità e nient'altro che la verità, è che non sono coraggiosa.

E non a livello di film horror, che tanto lo sappiamo tutti che non ci si deve separare e che se sento un rumore al buio, di notte, nella baita di montagna dove c'è stato un suicidio di massa negli anni 30, a svariati chilometri dalla società, ecco, col cavolo che vado a controllare. Quello è buon senso, non vigliaccheria da piuma bianca. Ora, a parte le paure insensate e stupide che attanagliano la mia testolina, a parte quelle, c'è una carenza di coraggio in un ambito particolare, quello sentimentale.

Magari faccio tutta la spavalda, eh, avanzata francese e ritirata spagnola. Mi sento, messaggio, arrivo a prendere un appuntamento e poi all'ultimo disdico, con scuse che vanno dalle congiunzioni astrali alle precarie condizioni di salute di criceti altrui. E poi sparisco o la butto sull'amicizia. 

A questo punto dovrei evitare di fare cupe previsioni sul futuro, dove già mi vedo delle dimensioni di un dirigibile e circondata da gatti, con una vita sessuale praticamente inesistente, a meno che non si considerino sessuali gli approcci alla Nutella. E potrebbero essere considerati tali, diciamocelo.

Il mio problema, quello che sta alla base di tutto, è la paura del rifiuto. E degli psicopatici che potrebbero tagliarmi a pezzi e farmi sparire in svariati sacchi della spazzatura. O darmi in pasto ai maiali selvatici della Barbagia. -.

-Platypus, l'hai finita con sta menata?
-Potrei continuare per ore, C.
-Ecco le ore non le hai. Stai per uscire con uno, dopo un anno che ti sei messa in time out, perché non te la sentivi, o perché fuggivi. Adesso, se necessario, ti ci porto di forza all'appuntamento.

-E se lo annoio?
-Amen. 
-E se mi annoio?
-Sii garbata e non lo dare a vedere.
-E se pensa che sono brutta, stupida o rido in modo strano?
-Platypus... veramente?
-E se poi mi vede e si innamora di me, ma io in questo periodo non voglio complicazioni e sto bene così, ma poi la cosa degenera e si suicida per un amore non corrisposto?
-E se un meteorite cascasse su Roma mentre vai ad incontrarlo?
-Ecco a questo non ci avevo pensato. No, non ci posso andare.
C. si avvicina minacciosa brandendo una ciabatta.
-E va bene, ci vado, ci vado.
-Ricorda che devi solo divertirti. E se non ti diverti non va bene e non ci esci più.
-E se va bene?
-Se va bene ENJOY.

Vostra e sciagattante,

Platypus

giovedì 26 giugno 2014

I sogni son desideri

Gli esami dovrebbero essere finiti (sic) e allora mi dedico al lavoro (sic sic). Lavoro aggratis, of course, ma molto più tutelato e con molte più possibilità di quanto mi fosse sembrato a questo punto qui. Fatto sta che si tratta di un lavoro da ufficio stampa serio, con tanto di creazione di una mailing list per i comunicati. 
Come si crea una mailling list? Si prende l'Agenda del Giornalista e la si spulcia. Se è necessario, ci si attacca al telefono con le segreterie di redazione. 
Essendo io socially awkward, devo farmi forza e farmi prendere sul serio. Allora vai col la parlata a macchinetta, il tono profescional (sic) e una discreta faccia come un deretano. Ci sono riuscita, tutta la mattina al telefono, facendo la serissima. E poi ho chiamato questa redazione X.

-Pronto, parlo con la segreteria di Redazione di Psicopompo?
-Si.

In una sillaba una voce che non so descrivere. Una voce maschile di miele, una voce al cioccolato, una voce che sapeva di acqua fresca quando si ha sete. Voce che mi ha ovviamente fato perdere una qualsiasi parvenza di adultitudine. 
-Salve, chiamo, cioè sono, rappresento, un ufficio stampa di una start up, azienda romana...
-Di che si occupa?
-Io? No guardi, faccio l'addetta stampa...
-No, la start up, di che si occupa la start up.
-Eeeh, si, glielo dico, mi scusi, mi sono confusa, sono partita in quarta.
-Non si preoccupi, mi dica.
-Guardi è una start up giovane e dinamica che sprampilina gli scruffoli, un po' una risposta tech agli Scafanoloidi già diffusi.
-Allora, guardi, le detto i contatti di Portulicchio, Portulini e Portuletto, che si occupano delle macroaree di scruffolamento e spramilinamento. 

La voce meravigliosa detta questi contatti, il mio cuore batte e la telefonata finisce troppo presto.

La vita non è un film, perché se lo fosse probabilmente adesso sarei partita in una quete per scoprire l'identità della voce misteriosa. Che sarebbe appartenuta a un Ryan Gosling italiano. Nel cast io allora io vorrei essere interpretata da  Emma Stone. Sarebbe bellissimo. 

Ci sarebbero tutta una serie di battute intelligenti e sagaci tra il mio alter ego e la sua coinquilina, un inevitabile lieto fine e una colonna sonora inevitabilmente pop. Momenti romanticissimi in cui io-Emma e la voce-Ryan giriamo per Roma, al tramonto o di sera. Un classico prodottino americano. 

-Sai che nella realtà probabilmente il proprietario della voce era calvo e grasso, vero?
-C. fammi sognare o ti faccio interpretare da Zoey deschanel, che odiamo con tutte noi stesse.

lunedì 23 giugno 2014

Come sopravvivere alla sessione

Due anni fa. A casa in Puglia, destinata a un mese di esilio da Roma a causa di due denti del giudizio problematici e della loro estrazione. Il tutto condito da un bel po' di blues, perché non ce lo possiamo far mancare mai. 
Prima della mia partenza C. mi aveva caricato una serie Tv sull'hard disk. 
-La amerai. Questa è la prima stagione, la seconda inizia a marzo quando sarai tornata e ce la guarderemo insieme.

La prima stagione l'ho guardata in due giorni. Tre giorni dopo avevo ordinato i libri su Amazon. Una settimana dopo li avevo finiti. Rientrata a Roma ho guardato tutta la seconda stagione con C. E così ho continuato, fino al finale di stagione, due settimane fa. Sono caduta nel tunnel di Game of Thrones e non me ne pento. 

Erano due anni che provavo a convincere Sorella a guardarsela.
-Ma io non ho tempo.
-Ma a me la roba fantasy non piace.

Fino a quando, tre settimane fa, mi arriva solo un messaggio:
-Che gnocco non è Jon snow.

Il sangue non mente e mia sorella si è vista tutte le quattro stagioni a tempo record, mentre il suo ragazzo faceva il disinteressato sullo sfondo. E brontolava. Quasi tutti gli uomini brontolano quando una ragazza viene rapita da GoT. E non da GoT in generale, perché c'è un unico personaggio che può tutto:


Ecco, asciate che gli occhi di Jon Snow vi trapassino. Donne, prego, raccogliete i vostri indumenti intimi che avete lanciato allo schermo. Ecco. Ricomponiamoci. Respiro profondo.

-Ha un certo non so che..., dice Sorella.
-Sembra un po' molisano, dice C., perché tutto non piace ciò che è bello, ma è bello quel che è molisano, come il suo ragazzo (gliel'ho sentito dire anche di Balotelli che esulta dopo il goal agli europei)
-... , il mio silenzio stupito da tanta beltà.

Ovviamente Game of Thrones non è solo Jon Snow, o meglio Kit, il nostro amato Kit, ma, ecco, diciamo che il ragazzo tende ad attirare la nostra attenzione. Fno a Pompei, il film paccone di Natale non avevamo neanche idea di che cosa si nascondesse sotto tutte quelle pellicce dei Guardiani della Notte. Tra le altre cose Pompei non lo abbiamo neanche guardato, sta lì, scaricato e bello pronto ad essere usato in caso di raptus ormonali o bisogno di oggettificare sessualmente il genere maschile.

Ma stamattina ho trovato una foto e l'ho fatta pervenire a Sorella e C.
La foto è questa:




Please Lady, contain yourselves. 

Queste le reazioni che ho raccolto:


In ogni damigella c'è una piccola maniaca sessuale. Come darci torto, del resto?

Vostra e sciagattante,

Platypus

sabato 21 giugno 2014

No. Oggi proprio no.

A volte le mattine vanno male anche prima di poggiare un piede per terra dal letto. 

Suona la sveglia. 
Sibilo a Sorella di alzarsi e spegnerla, è lei che si deve alzare presto, non io.
La sveglia continua imperterrita. 
Imbisciata apro gli occhi.
Sono a Roma, Sorella è a Milano, a 488.871 chilometri di distanza. Dovrò essere io a spegnere la sveglia, alzarmi e iniziare la giornata.

Ho perso una maglia del mio orologio da polso preferito.
Ieri sera l'Italia ha perso. 
Ho finito di binge watch la quarta stagione di Doctor Who.
Sono usciti i risultati di un esame e lo devo rifare.
Devo andare a fare la spesa. 
Devo fare la ceretta.
Ho fatto un sogno bellissimo, che sembrava così reale ed ero così perfettamente felice.

Sono le otto. Spengo la sveglia e mi rimetto a dormire.
Non è una giornata che voglio iniziare.





Vostra e melanconicamente sciagattante,

platypus

venerdì 20 giugno 2014

Smettere di fumare non è semplice

Ciao, sono Platypus, sono una tabagista e sono nove giorni che non fumo.

Ho deciso di smettere di fumare, o almeno di provarci. Sono nove giorni che me ne lamento con i miei amici.

-Sai C., sono nove giorni che non tocco sigaretta.
-Solo 5? Per come te ne stai lamentando sembravano mesi.

Lo so, nel bel mezzo della sessione estiva non è una cosa molto intelligente da fare. Lo so. L'aspetto psicologico interessante è che la mia rinuncia alla nicotina destabilizza anche la gente attorno a me.

L'altro giorno in università, con G., prima di un esame. 

-Platypus, ho bisogno di aria. Usciamo, così tu fumi e io non boccheggio?
-Veramente ho smesso.
-Come?
-Già.
-Ma davvero?
-Si.
-Non ci credo.
-Credici.

La conversazione avviene ai tavoli nei corridoi universitari, dove, prima di un esame, la gente è così disperata e ansiosa, che farsi una paiolata di fatti altrui diventa irresistibile.

-Ma quindi come stai smettendo?
-In che senso?
-Cerotti, gomme, come?
- Non fumo. Ho voglia, ma non fumo.
-Eeeeh ma mio [zio/cugino/fidanzato/amico/scimpanzè dello zoo comunale] da solo mica ci riusciva. Poi ha [preso un farmaco/botta in testa/fattura di Wanna Marchi] e ha smesso definitivamente.
-Si, ma tu non le devi dire così, si intromette qualcun altro a questo punto, l'unico vero modo per smettere è IL LIBRO. 

A questo punto si diffonde un silenzio quasi mistico e il/la profeta, ispirata come non mai, mi guarda, un raggio di luce divina che le attraversa gli occhi e mi chiede:
-Tu lo hai mai letto il libro?

Cori angelici, un chiarore si diffonde, il titolo del libro comincia a formarsi a mezz'aria in lettere dorate, sanctus sanctus, tutti mi guardano, assisteranno a una nuova iniziazione, sarà fatto un altro miracolo...
-No. E non ne ho intenzione.

Gli angeli smettono di gorgheggiare sanctus sanctus tirano un bestemmione e se ne vanno, le lettere del titolo crollano a terra e si infrangono, causando una morte e svariati feriti. Sul viso dell'illuminato/a si diffonde l'orrore, gli astanti hanno in viso l'espressione dell'Urlo di Munch.
nuvole si addensano sull'università, il panico serpeggia nei corridoi.

-Come?
-No, non lo leggerò.
In quel momento sono la bastonatrice di cuccioli di foche, l'artista che si fa le borse con i gattini, sono Erode e Ponzio Pilato, sono la persona che gli sta affondando una lancia nel cuore. Sono crudele, sono pessima. 

-Ma perché?, un pigolio, un pianto, una richiesta d'aiuto.

-Perché... - e rido sommessamente e tristemente. E poi comincio a raccontare. [Mentre racconto ho lo sguardo perso in lontananza, petali di ciliegio vengono soffiati dal vento,i violini suonano in lontananza, mentre i capelli svolazzano. G. chiede -ma da dove vengono sti petali?-, la zittiscono perché rovina l'atmosfera.]

-Tutto è successo due anni fa. Ero appena tornata single e c'era questo ragazzo...gli mandavo tutti i segnali, ma niente... una volta stavo fumando e lui mi ha chiesto se avessi mai pensato di smettere. Io provavo a flirtare e gli dissi di no, lui mi disse che ci era riuscito...Era novembre, faceva freddo e la neve cadeva su di noi...
[Nel mezzo dei petali di ciliegio G. si oppone -ma sono decenni che non nevica in novembre qui a Roma. - Viene zittita brutalmente. la imbavagliano e da dietro il bavaglio continua a protestare].
-Poi un pomeriggio mi sono fatta coraggio e gli ho mandato un messaggio. "Ti va se ci vediamo per un caffè, magari parliamo meglio del metodo per smettere di fumare?". E ho aspettato. Aspettato. Aspettato.
Il vento aumenta di intensità, i petali di ciliegio sono un turbine impazzito. Tutte le luci si spengono, lasciando solo una spot light su di me, una mano drammaticamente alzata a coprire gli occhi.
-E poi lui mi ha risposto... mandandomi il link del pdf piratato di " Smettere di fumare è semplice se sai come farlo".

I violini vanno in un drammatico crescendo, la gente è disperata, le donne piangono e si strappano i capelli, gli uomini hanno espressioni di virile dolore...
Le luci si riaccendono, un professore si schiarisce la gola e ci indica i cartelli che vietano di gettare i coriandoli in occasioni delle feste di laurea. La gente imbarazzata comincia a ramazzare via i petali di ciliegio, i violinisti ripongono i loo strumenti. G. è riuscita a liberarsi dal bavaglio e mi bussa sulla spalla.

-Si va bene, ma adesso usciamo a prendere un po' d'aria?
-Ok. Gomma da masticare?
-Non ne starai masticando troppe?
-Invece di fumare mastico. Sublimo la fase orale.

e ci allontaniamo, mentre alle nostre spalle la gente raccoglie petali di ciliegio e parla della tragica ragazza incompresa.

-Ma alla fine ti aveva rifiutato o non aveva capito?
-Non aveva capito.
-Platypus, hai la capacità di sceglierti dei veri e propri membri del mensa.


Vostra, sciagattante e bramosa di una sigaretta,

Platypus



martedì 17 giugno 2014

Memoir Familiari 3 - Non avevo i capelli di Lady godiva

-Platypus, chi è questo bambino nella foto con Sorella?
-Non è un bambino. Sono io.
-…
-lo so, i capelli ingannano.
-Ma tua Sorella sembra comunque una bambina.
-il mio viso è cambiato.
-O sarà il fatto che non hai più il monosopracciglio.

 Nella maggior parte delle foto della mia tricologicamente discutibile infanzia, io e Sorella sfoggiamo un taglio di capelli che, ancora oggi, a anni di distanza, chiede e grida vendetta. Capelli corti. Capelli molto corti e ricci. Due panettoni Motta extra black.
Perversione maggiore è stata mostrata da Madre solo nel vestirci uguali o coordinate, scelta discutibile dopo il mio crescere in larghezza e il crescere in altezza di mia sorella. L’effetto Stanlio e Ollio era assicurato.

-Di nuovo vestite uguali?
-Già.

Perché condannare due figlie femmine a un destino così ingiusto?

Le cronache familiari narrano di una Madre disperata. Sin dalla nostra più tenera infanzia io e Sorella siamo state provviste di capelli neri, neri e ricci e, a quanto pare, ubiqui in casa.  Il fatto che fossero capelli ricci non è un dato trascurabile: immaginate di dover fare lo shampoo a due demonietti, perché lo shampoo negli occhi brucia, a pettinare Madre mi fai male, e metteteci anche il fatto che da bambina ero idrofoba.
Calcoliamo che d'estate alla casa al mare dei nonni, Madre si ostinava a credere in un'istituzione che in casa Pa regge ancora oggi: asciugare i capelli al sole.  Io e Sorella eravamo messa a sedere sulle nostre seggioline di plastica e dovevamo rimanere lì.

-Madre possiamo andare dentro a giocare?
-No.
-Madre sono asciutti?
-No.
-E ora?
-No, ti ho detto.
-Tra quanto?
-Non lo so.
-Adesso?
- [respiro profondo]

Il bagnetto era il regno dell’orrore. Una sola volta Madre si rischiò ad appaltarlo a Padre, lasciandogli precise istruzioni:
-Allora, prima la Grande, tanto la Piccola si terrà lontana dall'acqua fino all'ultimo momento utile. Non più di due giocattoli, quando sciacqui i capelli fai tenere la testa all'indietro e, per cortesia, niente creste punk con lo shampoo. Poi pettini i capelli , PER BENE, se no diventano lana.

Madre si trovò a rientrare mentre padre ripescava Sorella, la Grande, dal mio bagnetto, dove era caduta tutta vestita, aspettando arrivasse il suo turno. Io nel frattempo, paciosa come non mai, dividevo l’acqua con una tartaruga di plastica, svariate Barbie e vari mattoncini di costruzioni, sfoggiando una cresta punk di tutto rispetto.


La reazione di Madre fu del tutto comprensibile: il giorno dopo andammo dal parrucchiere e ne uscimmo tutte e tre con i capelli corti, molto corti. Tre maschiacci.

Col passare degli anni io e Sorella acquisimmo un minimo di libertà di scelta in più. Sorella si lasciò crescere e stirare i capelli. Io commisi uno dei primi errori della mia vita sentimentale da fanciulla.

-Allora Platypus, domani andiamo dalla parrucchiera. Come vuoi i capelli?
-Voglio i capelli rapati a zero, come Zigulfo Alamberti.

Zigulfo Alamberti, compagno di scuola, vicino di casa, da me amato alla follia dal primo giorno di primina elementare. Un amore tormentato e non corrisposto, un affetto che credevo di guadagnarmi facendo il maschiaccio. I capelli furono tagliati (non rapati a zero, grazie al cielo), un'innegabile somiglianza con Harry Potter grasso fu raggiunta, innumerevoli pomeriggi vennero passati a giocare nel cortile di Zigulfo e lui si fidanzò con una compagna di classe dai capelli lisci, lunghi e biondi. 

Gli uomini.

Per reazione fino ai tredici anni impedii alla parrucchiera anche solo di avvicinarsi ai miei capelli. Quando alla fine della terza media mi decisi, la parrucchiera si limitò a guardarli, prenderli in mano, sospirare, farne una treccia e recidere ingloriosamente. Mi arrivavano a mezza schiena ricci, ai reni stirati.

-Ciò non toglie che nelle foto sembri un maschio.Vostra e sciagattante,

Platypus

P.S. So che dalla magione dei miei arriveranno i J'accuse materni. 
"Io i capelli corti li ho sempre portati, sono stata una delle poche spose a sposarsi col capello cortissimo e senza velo, quindi smettila di inventare!". Madre, si fa per la finzione letteraria. Poi, mica la gente crederà effettivamente a tutto quello che scrivo, no?

domenica 15 giugno 2014

A noi i Mondiali piacciono così


A:A:A Manoel, se leggi, controlla la mail!

La prima partita dell'Italia è stata un po' di sofferenza, almeno personalmente. Se Gerard Deparidieu tiene o' core italiano (certamente a causa del vizietto nostrano di evadere le tasse) e la cittadinanza russa (certamente perché Putin gli ha detto che non gliele farà pagare), io sono italiana, ma ho un drammatico soft spot per l'Inghilterra. 

Che poi il calcio io normalmente non lo seguo. Per carità, non sono al livello di Madre che durante una partita cominciò a gridare "Fallo! Fallo! Quello l'ha presa con le mani!", e poi era il portiere, o come Nonna che regolarmente mi chiede per chi giochi quello tutto vestito di nero. Per esempio, almeno in teoria so cosa sia un fuorigioco, grazie alla spiegazione in Sognando Beckham. 

Ma i Mondiali sono i Mondiali, e, anche se io di calcio non ne capisco niente, vi rivelerò gli Highlights ornitorincheschi di questa partita. non ci si aspetti commenti tecnici alti. Si tratta puramente di cavolate.

5. I capelli di Paletta. Mentre i miei amici parlavano di pedi storti o altro, essendo io una persona superficiale, mi ero fissata sulla luna piena sporcata da radi capelli lunghi. Ora, il riporto non è una buona idea già normalmente, se poi devi correre per 90 minuti, è un'idea proprio del cazzo. Portare lunghi quello che resta non servirà a nascondere la calvizie incipiente.

4. La somiglianza schiacciante di Rooney con un macellaio di un villaggio inglese. Ce lo vedo bene a vendere l'arrosto a miss Marple. Sono anni che lo vedo giocare e anni che mi confermo in questa diagnosi. Rooney and Sons, Butchers. Senza contare il draco malfoy dei pali,Hart, che, dobbiamo ammetterlo, corre come se sapesse che la diarrea sta per colpire.


3. La gnoccaggine di Marchisio. [lo so, sono tutti commenti estetici. non è colpa mia]. Bello, bello, bello.


Ecco, magari non in questa foto, ma le signore capiranno cosa intendo. 

2. Buffon in panchina. Cosa c'è di straordinario? Il fatto che l'hanno inquadrato per meno di due minuti complessivi, ma ci ha comunque regalato una delle sue perle: un labiale di una bestemmia che portami via. Complimenti a lui, alla D'Amico, alla Nostra Signora Sempre Vergine Maria (sempre chiamata in causa) e all'operatore Rai che non poteva farci mancare questo appuntamento fisso con la Nazionale.


E il momento più alto in assoluto...

1. Goal inglese. Insulti contro Albione da tutti i miei amici. Barella a bordo campo. Non si capisce, il gioco non si ferma. Il vero eroe è lui:


Notate lo sguardo d'imbarazzo tipicamente british, la vergogna che colora le gote. Chi soccorrerà il soccorritore? Ci si può far male venendo travolto dai propri assistiti che esultano per un goal? Si può imbarazzare una nazione che di imbarazzante ha già Camilla Parker Bowles e Farage?
La risposta è in quello sguardo.

Nel frattempo a Buckingham Palace...
Un biccherino da sherry si infrange contro la parete. Corgie spaventati si rifugiano sotto il divano. Il duca di Edimburgo chiede perché ci sia gente di colore in squadra, che vabbè che ha fato goal, ma fuck! Con la scusa di badare al pupo Kate e William indietreggiano lentamente verso la porta. Carlo emerge da una pomiciata con Camilla chiedendo cosa sia successo. Henry festeggia il goal chiudendosi in un ripostiglio con una cameriera. Emergerà a fine partita convinto di aver vinto tutto.

La Regina guarda il suo bicchiere infranto contro il muro. 
-Charles, inutile frutto dei miei lombi, staccati dal tuo cane e vammi a chiamare il responsabile dei servizi segreti.
-Ma Madre...
Uno sguardo basta a far rintanare Camilla insieme ai corgie e a spedire Carlo alla ricerca di un qualunque pezzo grosso. non deve andare lontano, un figuro in completo nero, sciarpa del'Inghilterra e foglie mimetiche emerge da una kenzia nella Sala del Trono.
Al cospetto della Regina...
-Your Majesty...
-Bando alle ciance. Come si chiama quell'idiota che abbiamo mandato a curare la nostra squadra?
-Gary Lewin, Your Majesty.
-Sa cosa fanno in Corea del Nord ai calciatori che non vincono?
-Yes, Your Majesty.
-Cosa potrei fare io a un deficiente che si infortuna così, mettendoci in ridicolo davanti al mondo? Lo dovrei spedire nei nostri bagni penali in Nuova Zelanda o Australia.
-Mi spiace contraddirla, Maestà, ma non è più una pena in uso.
Un regalissimo fuck sfugge dalle labbra della Regina.

-Mi riserverò di decidere alla fine della partita. Se dovessimo vincere, potrei perdonarlo. Altrimenti...
-Altrimenti cosa, se posso permettermi di chiedere, Maestà?
-Altrimenti la condanna sarà esemplare: sarà obbligato a prendere il tea delle cinque con latte E zucchero, prima di ogni puntata di Doctor Who riceverà una telefonata che gli riveli il finale e diventerà il fisioterapista ufficiale di Camilla.

Lo sgomento pervade la sala. l'unico rumore che si sente sono i respiri affannati e i risolini di Henry e della cameriera dal ripostiglio.

-Your majesty, ma... è crudele.
-Nessuno mette in imbarazzo la fucking Great Britain.

Dopo la partita. 

-Your majesty, abbiamo comunicato le pene al signor Lewin. Chiede il perdono reale, piange, si lamenta. 
La Regina guarda il valletto.  E gli dice di riferire il seguente messaggio:



Tutti sono stati cacciati dal salotto privato. La regina è sola. Beve un sorso di sherry e rilancia il bichierino contro il muro.

-Fucking italians.


A me piace immaginarla così.

Vostra e sciagattante,

Platypus

mercoledì 11 giugno 2014

Sei crediti facili facili

In un mondo dove la mia bacheca di Facebook è incendiata per la Bari e i Mondiali non se li fila ancora nessuno, dove a Roma si nuota dato il tasso di umidità dell'aria, in un mondo così, sono in sessione. 

-Allora Platypus, ho informazioni sull'esame di informatica.
-Spara.
-Scritto. Le domande sono le stesse da anni e sono queste. Lui passa il tempo a farsi i fatti suoi al computer o a palare con i laureandi. 
-Mi stai dicendo che sono sei crediti facili facili, voto alto assicurato e bigliettino libero?
-Si.
-Che posso prepararlo insieme a un altro esame a due giorni di distanza?
-Si.
-E andiamo allora!


Giorno dell'esame. 
-Ragazzi, ecco il foglio con le domande.

Rapida panoramica delle domande.
Sgomento. Orrore. Negazione. Rapido esame di coscienza. Ripasso di quanto c'è nei bigliettini. Consapevolezza della presenza di tutte le risposte nel libro. Speranza nella distrazione del professore. Sguardi di aiuto alla vicina di banco, smarrita quanto me.

E poi, lo stadio da me preferito: il Nirvana isterico.

Questo stato arriva al momento della piena comprensione della propria ignoranza. Nella mia testa questo stato è associato ad una canzone, che parte invariabilmente come mia colonna sonora mentale:


Scrivo, forsennata, ma dentro di me c'è la pace e il trololo. Le risate isteriche che ogni tanto mi sfuggono tra i denti sono solo un trololo soffocato.

-Vabbè raga, ci vediamo al secondo appello, mi dicono.
-Ma anche al terzo.
-Ma anche a settembre.
-Ma trololo.
-Platypus, tu stai male.

Vostra, sciagattante e socratica,

Platypus

domenica 8 giugno 2014

Keep swimming and keep your eyes dry

Per molto tempo ho sempre avuto grandi delusioni. Ci sono sempre state frasi, espressioni, domande, gesti, che per me hanno un valore quasi sacrale. Piccoli momenti che al momento giusto mi avrebbero tirato su di morale, dato un po' di forza. Non ho mai preteso dalla realtà dei grandi momenti da fuochi da artificio, sono realista. 

Ci sono stati dei gesti meravigliosi e grandiosi, fatti dalla persona giusta

Il problema era proprio questo: la persona giusta. A quanto pare gli ornitorinchi come me sono testardi o monomaniaci, non so quale sia la definizione migliore. Qualunque sia il motivo, a volte mi fissavo (e mi fisso) con dei punti saldi: quella frase, quel gesto, devono venire da QUELLA PERSONA, non da altri. 

Ho sprecato tanti pomeriggi perché X non mi aveva detto una cosa di cui avevo palesemente bisogno. Magari me l'aveva detta Y, ma per non aveva senso. Non l'avevo neanche ascoltata. A quel gesto non avevo dato valore. Era in X che avevo sperato e X mi aveva deluso.

Pomeriggi, serate normali, ma anche compleanni, feste, rovinati, perché qualcuno in cui avevo riposto speranze non se ne era accorto. Mi metto in gioco anche io: delle volte mando segnali non chiari e per interpretarmi, anche da sola, ce ne vuole. Però...

I migliori complimenti, i migliori abbracci non sono mai arrivati da chi avevo sperato.

- Tu hai delle aspettative troppo alte, tu idealizzi.

Lo so, lo so benissimo.

Quando quello di cui hai bisogno comincia a non arrivare da nessuno capisci che sei stata stupida. l'affetto, il sostegno, l'incoraggiamento non dovevo andarli a cercare da chi evidentemente non li avrebbe dati. Dovevo accettarli e tenermi stretti da chi me li dava senza che chiedessi niente. Pazienza se una persona mi aveva deluso, il fatto di indossare un paraocchi mi aveva impedito di notare che altri tesori davo per scontati.

Mi succede ancora, di aspettarmi e di volere qualcosa da qualcuno. Adesso, almeno, non rifiuto più l'aiuto di chi, senza chiedermi niente in cambio, mi offre qualcosa.

Eppure può capitare che in qualche afosa domenica sera, ci siano domande che nessuno mi fa. Domande alle quali risponderei, sinceramente e col cuore in mano,a prescindere da chi me le chieda. Sere in cui prenderei il filo dei miei sentimenti e lo sbroglierei, tentando di scaricarmi un po' l'anima e le ansie.

Sono sere in cui mi guardo allo specchio e vorrei piangere, ma non sono pianti che vanno consumati da soli. Sono pianti che hanno bisogno di una spalla.

Certo, c'è l'altra soluzione, quella di chiedere, senza aspettare che sia qualcuno che, spontaneamente, arrivi a porgerti una mano. Ci sono persone alle quali posso chiedere sempre, ma allora mi sembra di chiedere troppo, e quindi mi limito. Potrei chiedere a qualcun altro. 

Sono frenata, però. Un piccolo pensiero, che sta lì, piantato come un chiodo.

E se questo aiuto mi venisse negato? 

Allora rimango allo specchio e faccio quello che so fare meglio, ricaccio indietro le lacrime, mi metto ben dritta, tiro un respiro profondo e mi dico che sono Platypus P e in qualche modo farò, continuando a nuotare e a tenermi a galla.

[C'è una citazione, presa da un libro di Edna O'Brian, Ragazze di Campagna:

Piangi e piangerai da sola.

C'è un verso di una poesia di Erri De Luca, che ormai ho fatto mio, anche se il resto della poesia con me centra poco, è Preghiera di Un Soldato di Notte, ma questi versi, questi ultimi due versi: 

Quando gela non escono le lacrime,
piangerò in primavera.]

Vostra, galleggiante e nel gelo

Platypus

mercoledì 4 giugno 2014

Si pungerà il dito con...

Del cartone addormentato de La Bella Addormentata ci sono cose che non ho mai capito. Assolutamente illogiche e no, non andrò a vedere Maleficent per cercare una ragione. Angelina Jolie mi fa paura.

La prima punta di follia si trova nel non invitare la strega al ballo. Cioè, dovendo scegliere chi lasciare a casa a rosicare, ecco, tra una fatina color pastello e una alta, segaligna e vestita di nero, beh, io mi farei due conti. Ma no, lasciamo a casa la cattivona. Che mai potrà fare?

Appunto.

Poi, la difesa di Aurora/Rosaspina. A 16 anni sei condannata a pungerti il dito con il fuso di un arcolaio e morire. Ok, come evitare il problema? Si fa vedere alla bambina un arcolaio e si ripete in continuazione No, nononononono. No. E poi li bruci. Ma alla piccola fanciulletta lo spieghi, lo devi spiegare: "Guarda tesoro, perché mamma e papà sono stati tirchi col catering del tuo battesimo e se invitavano una persona in più le olive ascolane non bastavano per tutti, vabbè lunga storia, l'ho sempre detto io che tuo padre era braccino, sentila lei che ha speso i soldi delle tasse per un cottage inutile in campagna, va bene, comunque, ecco, per questo motivo tu devi stare lontana da questo aggegio qui, se no Kaputt, fine, niente più principessa."

il vero colpo di genio però è quello di mandare la bambina a vivere in campagna sotto mentite spoglie. Ma non sola, no, ma con tre simpatiche donnine che si prodigano affinchè la vita della bambina sia un remake del film "Mi chiamo Sam", con Sean Penn. Le tre fatine, oltre ad avere seri problemi di economia domestica, pensano bene di fornire a Rosaspina tutta una serie di consigli su come arrivare indenne ai sedici anni, tra cui fare comunella con animali nella foresta e cantare, ballare e innamorarsi di perfetti estranei. Ma giustamente, che ne può sapere del mondo una ragazza che ha come unica compagnia bestiole varie e animali della foresta?

Questa riflessione non nasce dal nulla, assolutamente. Ha una radice ben precisa. 

Voi lo sapevate che i piccioli delle melanzane hanno le spine? Io no.

Certo che scrivere nella fiaba che si sarebbe punta con il picciolo di una melanzana avrebbe dato tutto un altro gusto.

Vostra, sciagattante e piena di spine,

Platypus

domenica 1 giugno 2014

Come è bello far politica da Trieste in giù

L'Italia è un paese da operetta. A parte i personaggi politici (sic) che in questo momento calcano la scena politica (sic), composti per la maggior parte da gente che ha scoperto i social network e internet e avrebbe bisogno di un manualetto sui do& don't della condivisione, che spesso diventa un oversharing. Imbarazzante e vergognoso, non meno dell'uso della televisione. O di gran parte della televisione stessa.
Italia, 1984. 
Dopo il decreto Berlusconi, Mediaset è stata legittimata nelle trasmissioni via etere su scala nazionale. La Rai non ha più il monopolio, comincia la guerra degli ascolti. 

Dal 1982 in RAI c'è un nuovo direttore generale: Biagio Agnes. Il lucano, amico di Ciriaco De Mita, segretario della DC (non che questo centri con la sua nomina, per carità, non insinueremmo mai una cosa del genere), non è disposto a perdere la guerra . Nel 1983 il sorpasso delle reti Mediaset aveva fatto squillare un campanello d'allarme, per monitorare meglio la situazione ascolti di era istituita l'Auditel (si, l'Auditèl, quella che si alza se mostri un po' di coscia, se apri un po' il toppino o scuoti il mandolino). Il monopolio che la Rai aveva fieramente difeso fino agli anni '70 si era andato sgretolando, mentre le reti private prendevano sempre più spazio, in un Far West dell'antenna spietato, dove vinceva chi aveva più sponsor. 
E nessuno aveva più sponsor di Sua Emittenza, Silvio Berlusconi, l'unico ad aver capito che il sistema migliore per accaparrarsi sponsor era fondare una propria agenzia, Publitalia 80. Ma in mezzo alla pubblicità era necessario inserire qualche programma. 
Come fidelizzare il pubblico italiano? Come condurre il mite gregge alla fonte del trash? A parte la selva di maschioni arrapati e sbavanti dietro alle signorine non più mezze, ma completamente nude, bisognava conquistare la fascia delle famiglie, dell'infanzia... delle donne. E allora ecco che partono gli anime giapponesi per accattivarsi i bambini(e inserire le pubblicità di giocattoli nella fascia pomeridiana), Non è la Rai per le ragazzine (ufficialmente, in realtà il primo segno che a qualcuno piacciono giovani), i grandi programmi di varietà. Ma i programmi di varietà possono venire retti e sopportati dal pubblico se condotti da grandi nomi già famosi. E dove sono i grandi nomi già famosi? In Rai. 
Un problema. Se Finivest non fosse stata in grado di offrire cachet stellari. L'esodo comincia e per seguire i presentatori più amati i telespettatori sono costretti a cambiare canale. 

Agnes non ci sta. 
Bisogna che la Rai si opponga, che la Rai resista. Il baluardo di questa resistenza è uno, sono anni che sgambetta sui palchi della televisione nazionale. Lei è l'idolo di tutti, grandi e piccini, il capello biondo più famoso e amato d'Italia, l'ombelico che fece scandalo: Raffaella Carrà. 

Bisogna agire usando l'artiglieria pesante: per accattivarsela Sua Emittenza le ha inviato una cosina, un braccialettino di Bvulgari. Robine, spiccioli. Agnes fa la proposta: rinnovo del contratto per tre anni, un anticipo di 2 miliardi e eventuali premi economici per merchandise e ingaggi pubblicitari in seguito. Cifra totale stimata: 6 miliardi. non proprio spiccioli. La Carrà, spinta da un amore per la televisione di Stato (sic), accetta.

Il patron di Mediaset non può fare altro che sbattere i piedi per terra come tutti i bambini viziati e andarsi a lamentare da chi di dovere. Costui è un suo intimo amico, che, pur avendo ereditato un intero canale in Rai in seguito alle varie lottizzazioni, si sente poco rappresentato dalla tv nazionale. Per fortuna che c'è il Berlusca che gli da spazio in Mediaset. L'uomo è pronto ad accogliere le lacrime e i lamenti dell'amico, perché, per una simpatica coincidenza, si trova a coprire una carica un po' particolare, quella di presidente del Consiglio. L'uomo in questione è Bettino Craxi, alla sua prima esperienza di governo. 

I borbottii di Silvio Berlusconi non vengono ignorati: i due miliardi di anticipo alla Carrà sono fondi pubblici, e i fondi dei contribuenti non si spendono così. In altri modi discutibili si, ma così no. 
Craxi grida allo scandalo e convoca Agnes, Zavoli e chiunque fosse convocabile. Si minaccia la crisi di Governo, perché così non vale, nono, non si fa Biagio, è "una vergogna per gli italiani", tuona Craxi, dall'alto della sua integrità morale.

Agnes la spunta, la crisi di governo minacciata non si abbatte sulla serva Italia, la Carrà sgambetta in Rai, fino allo scadere del contratto, quando poi passa felicemente a Mediaset. 


E adesso soffermiamoci su un dettaglio, quello maggiormente orrorifico:

Si è rischiata la crisi di governo a causa dell'ingaggio della Carrà.

Lasciate sedimentare il concetto.

Si è rischiata ... la crisi di governo ... a causa dell'ingaggio... della Carrà.


Sarebbe bello poter dire che questi momenti imbarazzanti per qualsiasi Paese civilizzato sono passati e non si ripeteranno. Un'affermazione del genere significherebbe una cecità volontaria e selettiva.

Meditate gente, meditate.

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