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venerdì 20 dicembre 2013

Avventure ad alto tasso di distrazione- vol.2 -La cucina

Viva la pappa col pomodoro. A saperla cucinare. 
"Se ha cucinato di nuovo Platypus, il popolo
affamato fa la rivoluzion"


Io non sono capace. Eppure nella mia famiglia ci sono cuoche sopraffine. Risalendo di generazione in generazione, si trovano donne forti, volitive, con i capelli ricci ed un impero in cucina. Il dono della capacità si sfamare le genti deliziando i palati è adesso forte e chiaro in tutto il ramo femminile della famiglia, con qualche punta in quello maschile. Le mie nonne, le mie zie e persino la mia generazione. Mia sorella a sette anni, mentre giocava con acqua e farina, per sbaglio fece un ottimo impasto di focaccia. Contemporaneamente io, per sbaglio, mi disegnavo barba e baffi con un pennarello indelebile, regalandomi un look da Robin Hood che mi avrebbe accompagnato per i successivi due mesi.
Questa mia mancanza mi accompagna da tutta la vita. Con la differenza che quando vivevo a casa con mammà e nonna non me ne accorgevo. Adesso quando mangio qualcosa cucinato da me penso che vorrei essere una cuoca migliore. Di solito lo vorrebbero anche le poche persone che hanno rischiato il tutto e per tutto mangiando qualcosa da me cucinato. Alla fine non faccio grnadissimissimi danni, tipo mi dimentico le cose.
Tipo il sale.
O le pentole sul fuoco.
"Platypus, vuoi che muoro? Mi stai diludendo.
Questa è suola di scarpa Nike contraffatta in Cina"
Mia sorella guarda con sospetto ogni piatto di pasta che le piazzo davanti, da quando una volta misi lo zucchero al posto del sale. Al lavoro, qui a Napoli, questa estate ho salato il caffè. A casa, una delle pochissime volte che mi venne voglia di cucinare, ho dato fuoco ad uno straccio. Ma fuoco serio, con una fiammata di quelle memorabili. Al conto dei morti e feriti possiamo aggiungere senza indugio innumerevoli pentolini da buttare a causa del mio essermi dimenticata il Ciobar sul fornello. Che, nel caso ve lo stesse chiedendo diventa appiccicoso tipo la colla usata dai calzolai. Magari non fai merenda, però ti ripari le suole che è una meraviglia.

Il mio è un caso apparentemente senza speranza, dato che l'unico altro caso di inettitudine in cucina fino a età post adolescenziale è stata mia madre. Narrano le cronache che, nella gestione domestica, da ragazza mia madre preferisse le pulizie alla cucina, accollandola a mia zia. Pare che, giunta alla vigilia del matrimonio con mio padre, mia nonna materna sia cascata dal pero, realizzando che, pur avendo trovato un santo uomo che si prendesse mia madre, l'unione era a rischio: mia madre non sapeva cucinare. Il giorno delle nozze arrivò e l'augurio di mia nonna fu: "Beh figlia mia, ci rivediamo tra tre mesi quando ti rispedisce a casa da me". 
Tralasciando la tribalità della faccenda, mia madre ha dimostrato che la genetica era più forte dell'odio per la cucina, raffinandosi e raggiungendo vette eccelse. Il picco è stata la scoperta dell'equazione cibo=aMMore, dopo che io e mia sorella siamo partite per l'università. 

Per il momento non mi resta che confidare nella genetica, raccogliendo come una spugna i consigli da chi è più bravo di me in cucina, roba del tipo:
  • Se non hai tempo, ma hai bisogno di un piatto ricco, cucina in grande quantità e poi congela. Funziona specialmente con i legumi (Madre)
  • Ogni volta che mi avanzano delle verdure grigliate o al forno le uso per condire il cous cous (sorella)
  • Se ti avanza del riso o della pasta, facci una frittata (nonna)
  • In una casa non devono mancare mai il pane e il latte (amica di famiglia)
  • Metti un cucchiaio di legno di traverso sulla pentola, per evitare che l'acqua salga oltre il livello (cognato)
  • Il tonno!! (qualunque studente fuori sede).

Io confido, imparo e annoto, ma il risultato rimane sempre questo:



Vostra sciagattante e con la bocca ormai insipida,

Platypus


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